Oggi vi racconto di mio Zio Nicola, che di mestiere fa lo scrittore; un tipo all’antica, vestito sempre elegante, ma simpatico, alla mano; una persona sicuramente interessante, estremamente gentile e paziente; strano perciò che non sia mai stato accalappiato da una donna e viva ancora da solo.
Quando frequentavo il liceo andavo spesso a trovarlo, mi aiutava anche con i compiti, gli piaceva soprattutto la Storia. La sua casa era nella stessa via della mia scuola, io arrivavo dopo l’una, appena terminate le lezioni e talvolta mangiavamo assieme, però lui non mi ha mai cucinato nulla, comperava sempre qualche cosa di pronto, cose buone comunque. Quando arrivavo era sempre lì di fronte alla sua macchina da scrivere, una Olivetti lettera 22, che – diceva – gli aveva regalato il padre quando era un ragazzino; dove riuscisse ancora a recuperare i nastri di ricambio rossi e neri, lo sa solo lui.
Anche il suo editore si lamentava sempre di questa cosa; gli diceva di mandare i suoi scritti per email e lui invece si incaponiva ad usare la macchina da scrivere e spediva ancora i plichi per raccomandata.
C’è da dire che ad usare la macchina da scrivere era proprio bravo, batteva i tasti molto velocemente, come scrivesse al computer; però qualche volta succedeva che le leve con i caratteri – che sono belle anche solo da guardare, quando si sfiorano senza mai toccarsi – per una impercettibile differente pressione sui tasti improvvisamente collidessero in un piccolo crocchio, che si trasformava infine in una vera mischia, come succede anche quando si gioca a rugby; allora lo zio sì che si infuriava… lui che era sempre così tranquillo e sorridente.
E quando faceva un errore? Cancellava con quella gomma dura e rotonda che, se non stai più che attento, può anche bucare il foglio e poi tornava indietro sulla riga dando dei colpetti alla levetta che stava sulla destra. Io restavo lì per ore a guardarlo con la scusa che intanto facevo i compiti.
Poi incredibilmente la svolta: lo scorso anno, per il suo cinquantesimo compleanno, abbiamo voluto fargli un regalo speciale: ci siamo messi tutti d’accordo e gli abbiamo preso un tablet: dovevate vedere la sua faccia quando ha aperto il pacchetto, ha detto: “Ma cosa ci dovrei fare con questo aggeggio?” E pensare a quanto ci era costato…
Allora il mio papà gli ha detto: “Nicola, te lo abbiamo comperato apposta, così puoi scriverci i tuoi racconti; non puoi continuare ad usare la macchina da scrivere, devi stare al passo con i tempi”. E lui: “Come si fa a scrivere con questo affare, che non ci sono neppure i tasti ?”
In realtà il tablet aveva anche la tastiera Bluetooth e avrebbe potuto funzionare benissimo per l’editing, comunque lo zio, dopo quella sera, l’aveva rimesso con cura nel suo pacchetto e lì è rimasto per parecchio tempo.
Poi piano piano ha cominciato ad utilizzarlo, più che altro per farci la spesa online; Zio Nicola considerava fare la spesa una grossa perdita di tempo, così un giorno gli ho mostrato come doveva fare per registrarsi e acquistare quello che gli serviva; ci ha messo poco a imparare a fare da solo, si è registrato in tutti i siti di e-commerce che ha trovato, poi ha cominciato a fare confronti sui prezzi, grandi tabelle dove riportava anche tutti gli sconti, infine ha preso a comperare roba, per lo più da mangiare ma non solo.
Un giorno passo da lui e c’era tutta la sala e parte dello studio invase da pacchetti, neppure aperti… Per fortuna alla fine ha capito che era meglio comperare un po’ alla volta.
Un giorno, tutto infervorato, mi ha parlato del sito di un supermarket come se si trattasse di un’opera d’arte; diceva che era così bello, tutto ben organizzato per tipologia di merce, con le foto dei prodotti negli scaffali, che era come averceli davanti; allora gli ho detto che non era poi una cosa così stupefacente e che, volendo, uno avrebbe potuto benissimo costruirsi un proprio sito internet, che non è poi così complicato, ci sono dei programmi apposta che rendono la cosa alla portata di “quasi” tutti.
All’inizio non ci voleva credere, ma quando gli ho creato e gli ho mostrato sul suo tablet una pagina web con il suo nome e la copertina di un suo libro, è rimasto folgorato: nei giorni successivi ha piantato lì di scrivere e si è messo a lavorare sul suo sito; diceva che uno scrittore deve avere per forza un proprio sito web per la gestione dei fans, proprio lui che fino al giorno prima non si era mai preoccupato di questo aspetto, convinto che uno scrittore dovesse sostanzialmente scrivere.
Adesso è talmente preso dal web editing che non fa più neppure la spesa online; c’è di buono che aveva comperato così tante cose che ha lì da mangiare per un anno. In realtà il suo sito internet non mi sembra faccia grossi progressi, io ogni tanto ci guardo per curiosità, ci ha messo la suo foto, il suo nome e poi in grassetto: Professione SCRITTORE; dice che ci sta lavorando….
Qualche giorno fa poi si è comperato il pc portatile; io gli ho chiesto come mai non usasse il tablet, visto che già ce l’aveva, ma mi ha risposto che la tastiera del computer è molto più bella; in effetti ne ha comperata una sofisticatissima, chissà quanto gli sarà costata….
Così adesso, incredibilmente, il computer ha preso il posto della gloriosa Lettera 22. Nel suo studio c’è una scrivania di radica, che lui mi diceva sempre che era di suo nonno: lì ci stava appoggiata – come fosse su di un trono – la famosa macchina da scrivere; adesso ci sta il portatile con tanto di video, tastiera, stampante, casse e scanner.
Un giorno passo da lui, apro la porta – non chiude mai a chiave – entro in soggiorno, ma lui non c’è; vedo la luce accesa nello studio, sta lì come sempre.
Faccio per chiamarlo, quando sento, netto, il rumore inconfondibile della macchina da scrivere, anche il “DIN” tipico di quando si va a capo.
Allora apro la porta senza neppure bussare e gli chiedo : “ciao zio, alla fine sei ritornato alla tua vecchia macchina da scrivere?” E lui tranquillo: “certo che no, ma ho trovato questo editor di testo che, mentre scrivi, riproduce preciso il rumore tipico della mia cara Lettera 22….”.